Musk, fondatore di Tesla e SpaceX e da poco numero uno di Twitter, risponde all’appello del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. Attraverso un tweet “Non vedo l’ora di incontrarlo”.
Lo scambio nasce dalle parole di Salvini, pronunciate pochi giorni fa a un convegno a Roma. Il vicepremier aveva definito Musk “uno dei principali geni innovativi. Mi piacerebbe che potesse lavorare di più con l’Italia e in Italia. Creare un polo di attrazione di investimenti e capitali stranieri che diventi un punto di riferimento per l’innovazione.” L’invito rivolto a Elon Musk è dunque quello di trasferire uno dei suoi poli produttivi nel nostro Paese, magari abbandonando le imprese in Germania, dove sta incontrando delle resistenze e delle difficoltà.

Passo indietro di Salvini
Agli utenti del web non è sfuggito che Elon Musk è sudafricano, con cittadinanza canadese e naturalizzato statunitense. Decisamente extracomunitario. Ma su Twitter si sono levate anche voci critiche che, con toni seri, hanno fatto notare al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che sarebbe bene, in linea con i desideri degli elettori del governo Meloni, valorizzare e dare la precedenza all’industria italiana e a quella europea.
Altri cinguettatori hanno fatto notare che mentre oggi Matteo Salvini parla del fallimento dell’industria dell’auto in Italia e chiede al più grande produttore di auto elettriche di venire nel nostro Paese, solo due mesi fa, davanti agli ex operai Fiat, prometteva di schierarsi contro il piano per la mobilità sostenibile e le zero emissioni dell’Unione Europea, arrivando a proporre un poco credibile referendum contro le auto elettriche in Italia.

Pochi giorni prima delle elezioni, il leader della Lega aveva dichiarato che la norma per rendere fuori legge le auto a benzina e a diesel dal 2035 “è una follia”. Normaporterà alla “distruzione” del mercato dell’auto in Italia. La nuova cornice normativa europea in fatto di emissioni vuol dire “licenziare a Torino per dare lavoro a Pechino”. Questo quanto aveva dichiarato ancora in quell’occasione, proponendo un referendum popolare per “bloccare questa follia”. Oggi è proprio lui a corteggiare, via Twitter, il magnate dell’e-car, che pure produce gran parte delle sue auto in Cina.
