In Italia le auto elettriche sono ai nastri di partenza, ma ancora non sono pronte a partire. Lo dimostrano i dati di una ricerca condotta dalla Roland Berger, società tedesca di consulenza strategica che ha analizzato le abitudini di acquisto di campione di consumatori piuttosto ampio. Sono infatti ben 13 mila i consumatori coinvolti e provengono un po’ da tutto il mondo: Cina, Giappone, Corea del Sud, India, Francia, Germania, Belgio, Italia, Olanda, Inghilterra, Svezia, Russia, Singapore, Stati Uniti.
I risultati non appaiono confortanti, perchè l’Italia si classifica al penultimo posto, però qualcosa inizia a muoversi. Rispetto alla scorsa edizione dell”Automotive Disruption Radar’sulla mobilità condivisa e la guida autonoma, si registra una variazione dell’interesse da parte dei consumatori italiani. Ed emerge che a pesare sulle scelte di acquisto sono più che altro il disinteresse della classe governativa e la carenza di infrastrutture adeguate. Basti considerare che la presenza di colonnine di ricarica si attesta su 0,4 ogni 100 km. Troppo poco per invogliare all’acquisto se l’obiettivo di ridurre l’inquinamento si traduce nella difficoltà quotidiana di utilizzare il veicolo.
Quello che manca è una pianificazione strategica da parte del governo che aiuti a dare una scossa ad un settore ricco di potenzialità ma ancora poco considerato. Piccoli segnali ci sono stati già nei mesi scorsi, come segnalano anche gli analisti della Roland Berger, ad esempio dei test per la guida autonoma condotti sulle strade pubbliche. E poi le dichiarazioni dei Ministri per le Infastrutture e dell’Ambiente, secondo i quali il tema della mobilità alternativa potrebbe rientrare nella legge di Stabilità e nei piani programmatici del governo.
In particolare Sergio Costa (Ministro dell’Ambiente), intervistato nei giorni scorsi da L’Automobile Aci, ha parlato di un vero e proprio piano per incentivare l’acquisto dei mezzi elettrici: “Il Ministero è promotore di accordi con gli altri dicasteri per la ricerca di una soluzione ottimale.” Chi rottamerà o venderà una macchina a combustione interna potrebbe quindi avere degli incentivi per comprarne una elettrica o ibrida. Questa è l’idea, ancora tutta da sviluppare per capire come potrebbe funzionare l’erogazione del contributo, che ad esempio in Francia avviene con un sistema di bonus-malus legato alle emissini di CO2.
Certo sarà difficile recuperare il gap con la Cina, dove le auto elettriche sono già una realtà consolidata, ma almeno sarà possibile inserirsi in un quadro europeo in cui le cause automobilistiche richiedono l’adozione di standard comuni. Per lo sviluppo delle infrastrutture, con particolare riferimento alle stazioni di ricarica, e di nuove tecnologie di bordo in ottica 5G.