Poco dopo essere stata incoronata Regina, nel 1952, Elisabetta entrò in possesso della sua prima Land Rover e da quel giorno ne ebbe sempre una a disposizione.
Negli anni, la Land Rover acquistò un sempre crescente numero di seguaci, in patria e all’estero, grazie alle proprie innegabili doti fuoristradistiche, la sua semplicità costruttiva e la sua robustezza. E’ per questo che in breve tempo la corona si posò sul capo della più rappresentativa fra i 4×4.
Per Land Rover cercare di sostituire una leggenda del genere non deve essere sembrato facile. Quando un prodotto è talmente ben riuscito da diventare un’icona del segmento che rappresenta, il solo pensiero di metterci le mani per modificarlo avrà causato non pochi batticuori.
Fortunatamente quest’operazione, nonostante i cambiamenti radicali adottati, appare ben riuscita, regalando agli appassionati un veicolo moderno, dalle prestazioni da berlinona di livello ma ancora in grado di mantenere eccezionali doti in offroad e quell’aura un po’ regale che piace tanto ai propri clienti.
Nella nuova Defender è stato abbandonato il telaio a longheroni, soluzione per alcuni ormai desueta ma da molti appassionati ritenuta preferibile nella guida in fuoristrada. La scelta della scocca portante (o anche uni-body) è da considerarsi al passo coi tempi e in linea con la ricerca del contenimento del peso della vettura, oltre che della migliore guidabilità su strade asfaltate. Pensate che la scocca strutturale fu introdotta su un’auto esattamente 100 anni fa dalla Lancia con il modello Lambda, nel 1922!
Il design della nuova Defender colpisce in pieno il bersaglio fissato da Land Rover: riesce infatti a evocare la vecchia Defender, senza però risultare un remake ma addirittura mostrandosi moderno e futuristico.
Le linee dritte che delimitano l’abitacolo rendendo l’auto un po’ boxy non sono solamente utili per creare spazi di carico funzionali e comodi, ma risultano indispensabili nell’utilizzo in fuoristrada per intuire meglio gli ingombri di un’auto lunga 475 cm e larga due metri.
Se poi il design non dovesse bastare si può sempre fare affidamento sui dispositivi elettronici di aiuto alla guida, fra i quali merita una menzione speciale il cosiddetto Wade Sensing, che aiuta i conducenti a guadare specchi d’acqua.
Sicuramente vedremo più Defender nei posti chic e alla moda del nostro paese, di quante ne verranno effettivamente usate in avventurosi safari africani. Ma ciò non è assolutamente un male, anzi. L’aspetto che infatti ci ha fatto innamorare di quest’auto è la sua piacevolezza di guida su strada: una cosa francamente impensabile fino a qualche anno fa per un fuoristrada vero.
Incredibilmente in autostrada la Defender che abbiamo provato, stiamo parlando della versione Defender 110 P400e PHEV 4WD automatico , non fa rimpiangere le ammiraglie da autobahn. Si guida con la sicurezza di avere sempre a disposizione un motore che permette alla Defender di bruciare lo 0-100 km/h in 5,6s godendo allo stesso tempo di una visuale privilegiata, data da una seduta alta. Come un trono.